Racconto strambo — Alle 1:44 della notte

La copia dell’orologio l’aveva commissionata un uomo dall’apparenza molto giovane. Dimostrava meno di venti anni, con le sue lentiggini spruzzate attorno il naso, gli occhi enormi, tanti capelli folti.

Luigi Poderico
4 min readApr 11, 2021

Mi piace il mio lavoro perché mi permette di lavorare focalizzando tutta la mia attenzione in uno spazio ristretto ed in un tempo delimitato. Sono un artigiano orafo, realizzo gioielli con la forza delle mie mani e l’intelligenza del mio cervello. La mattina e la sera mi riservo due ore di lavoro ininterrotto e continuativo. Per me si tratta di due veri momenti di meditazione. Un modo pratico per scampare al neo fascismo dei social network, mascherato da libero mercato e libertà di espressione. Proprio in uno di questi momenti di intensa concentrazione mi capitò forse un breve momento di vera estasi trascendentale. Oltre al benessere generalizzato, mi capitava spesso di vedere una colonna d’acqua immersa in un paesaggio verde e rigoglioso. La colonna, altre volte, era una piccola cascata che svuota un lago riversando l’acqua direttamente a mare da un’alta scogliera.

Percorro il corridoio che porta al mio laboratorio quasi tutti i giorni, almeno due volte al giorno, in un verso e poi nell’altro. Oggi però mi aspetta l’inizio di un lavoro al limite della possibilità umana. Mi è stata commissionata la replica di un orologio. Per la precisione un PANERAI LUMINOR MARINA. Per fortuna ho una stampella dove appoggiarmi nei momenti di sconforto che so già arriveranno. So già che mi aspettavano settimane di duro lavoro, che mi verrà ripagato di soddisfazione del lavoro finito. Entro nel laboratorio e, quasi come un rito mattutino, indosso la visiera di plastica trasparente che protegge occhi e volto da eventuali schegge. Un riflesso di luce sul lato della curva della visiera richiama alla memoria la visione di qualche giorno fa: la colona d’acqua. Qualcosa dentro mi diceva che il lavoro che stavo iniziando e la visione ricorrente erano collegate.

La copia dell’orologio l’aveva commissionata un uomo dall’apparenza molto giovane. Dimostrava meno di venti anni, con le sue lentiggini spruzzate attorno il naso, gli occhi enormi, tanti capelli folti. Entrando nel negozio sembrava essere la dimostrazione che l’amore esistesse davvero. Con modi gentili mi spiegò il lavoro da fare. Aveva un quaderno dove aveva difatti riportato il progetto dell’orologio da realizzare nei minimi dettagli. Doveva aver letto la perplessità stampata sul mio volto, perché avevo riconosciuto subito la commessa di una replica del famoso orologio. Mi disse che non c’era disonore nella realizzazione di quella macchina e che dovevo ascoltare quello che aveva da dire e leggere quello che aveva scritto senza arrabbiarmi. Mi assicurò che accettando quel lavoro avrei imparato ciò che mi serviva per un importante viaggio. Sorrideva spesso. Forse fu per questo motivo che accettai il suo lavoro.

Avevo iniziato a studiare il quaderno di appunti che mi era stato lasciato e, per questo scopo, avevo preparato il mio quaderno di appunti e penne colorate che mi avrebbero aiutato nell’organizzazione del lavoro. Ormai quella operazione preparatoria era quasi scaramantica, predicativa di un lavoro divertente e fatto bene. Cominciai lo studio del quaderno per poi accorgermi che mi ero perso nella lettura come uno studioso d’arte si può perdere nel Museo degli Uffizi. Rinvenni da uno stato di quasi trance quando trovai in una pagina il disegno di una colonna d’acqua, il tragitto per arrivarci e la chiave per accedere alla mia visione. C’entrava l’orologio: “usa il tempo a tuo vantaggio”. In un lampo capii che non mi sarei pentito della scelta fatta nell’accettare la commissione dell’orologio. Il quadrante dell’orologio riportava le ore 1:44 della notte.

- Devo noleggiare un’automobile. — Quale vuole? — mi chiese l’addetto. — Una di quelle veloci usata dalla polizia, con l’applicazione per navigare. — Avevo deciso di seguire il mio istinto e di partire alla ricerca della colonna d’acqua. Mi sentivo così determinato in questa azione da sentirmi come un membro laico di una setta di guerrieri.

- Vengo con te — mi sentii mormorare da Luisa. — Non puoi andare da solo! Potrei essere la tua salvezza! — Le risposi — Sarò da solo perché così dovrà essere — La migliore manodopera per il lavoro che mi aspettava la dovevo cercare nella profondità nei suoi occhi e nel profilo delle sue labbra.

Sono le 1:44 di notte. È buio pesto e percorro da solo in auto la strada perimetrale dell’isola. La sola luce dei fari mi sembrava scarsa, tanto è forte il buio. Quella stradina, con le sue curve tortuose, sembra quasi una vena che attraversa un corpo dormiente. Ed io, nella mia auto, una singola cellula di un organismo più grande, di cui potevo solo immaginare l’esistenza, ma di cui non avevo una vera coscienza. Finalmente ero arrivato nel luogo dell’incontro. Era esattamente come l’avevo sognato. Un totem fatto di acqua pulita e cristallina che cadeva dall’alto verso il basso, arrivando dal nulla e finendo nel nulla. Una luce intensa e calda illumina la colonna d’acqua, che così risplende incontrastata nel buio. Bagnato dalla luce calda, mi avvicinai fino a toccare il totem, senza chiedere il permesso di nessuno. Un sogno si era avverato senza che nessuno mi avesse fermato, interrotto, o avvisato dei possibili pericoli.

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Luigi Poderico
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Written by Luigi Poderico

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